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Libreria Antiquaria Britannico
Dott. Trivella Andrea
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Istoria di Brescia di Giammaria Biemmi Brescia G. Colombo 1748-1749 due vol. in mezzapelle coeva in 8°, pag. (8),XXVIII,333,(7) - 8,XXVI,260 fregio xilografico ai frontespizi, ad alcuni capolettera e finalini nel testo presenti lievi fioriture ad alcune pagine, complessivamente buone condizioni generali vedesi immagini. Biemmi G. (1708-1784) Vestì l'abito ecclesiastico nel 1726 e divenne sacerdote nel 1731. Egli coltivò soprattutto gli studi storici e per farsi uno stile adeguato si diede a tradurre Tito Livio e Tacito. Scrisse dapprima la "Storia di Carlo V", ma quando fu per pubblicarla incontrò tante e tante difficoltà da parte del pubblico Revisore, il quale gli rimandò il manoscritto per tre volte, che dovette abbandonarne la stampa. Dopo aver scritto una biografia dell'eroe nazionale albanese Scanderbergh ed aver raccolti materiali per una biografia del Duca di Valdstein, si lasciò convincere a scrivere una storia di Brescia di cui pubblicò il primo volume nel 1748. Al suo apparire si scatenarono vivaci polemiche specie con le "Osservazioni Istorico - Ecclesiastiche ad un sacerdote bresciano indirizzate" comparso anomimo, ma di don Carlo Doneda, e con una "Lettera d'un cittadino Bresciano indirizzata al sig. Biemmi sopra ciò che egli scrive intorno alla translazione de' S.S. M.M. Faustino e Giovita" pure stampata anonima ma dell'ab. Vincenzo Poncarali, canonico regolare lateranense Il Biemmi, che nel frattempo aveva pubblicato il secondo volume della sua storia e preparato il terzo (dal 1157 al 1326), amareggiato dalle critiche incontrate, sospese la compilazione dell'opera e non volle pubblicare più nulla. Si vendicò invece stampando una pseudo "Historiola" di Rodolfo il Notaio abilmente manipolata e da tutti accettata e creduta autentica ed utilizzata da numerosi studiosi di cose bresciane. La felice riuscita dell'inganno lo spinse ad una più vasta e curiosa falsificazione con la pubblicazione di una "Istoria di Ardiccio degli Aimoni e di Alghisio Gambara", che egli affermò di aver scoperto in un manoscritto pergamenaceo del sec. XII, mentre non era che frutto della sua fantasia. Tale nuova scoperta, anch'essa utilizzata da quasi tutti gli studiosi fino alla sconfessione che ne fece il tedesco Wunstenfeld servì da materiale a Lorenzo Ercoliani per i suoi romanzi "I Valvassori bresciani" e "Leutelmonte". Il Biemmi fu del resto ottimo sacerdote. Morendo lasciò inedita anche una storia della Valtrompia e della Valsabbia che poi fu pubblicata dal Comparoni al quale è ancora ingiustamente attribuita. (Rif. Enc. Bresciana pag. 170 vol 1).